Advance Wars: Dark Conflict

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stefyga96
view post Posted on 31/12/2008, 13:57




Questa volta la guerra fa male sul serio.
La saga Wars ha origini ben più antiche di quelle che i videogiocatori europei pensano possa essere. Giunto nel gennaio 2002, il primo Advance Wars per Game Boy Advance, altro non fu se non il primo contatto che l’Europa ebbe con la saga di Intelligent Systems. In realtà, si deve tornare indietro sino al 1988 per vedere sul mercato il primo capitolo intitolato “Wars”. In quella data, infatti, ebbe inizio il conflitto tra Red Star e Blue Moon, avente come palcoscenico quello a 8-bit del mitologico NES. Come accadde con un’altra saga della talentuosa software house interna a Nintendo, quel Fire Emblem che tra poco ritornerà su Wii, nelle uscite seguenti, per Game Boy, SNES, GBA e appunto DS, non si assistette ad altro se non a un lavoro di affinamento e aggiunte. La famosa “fog of war”, la nebbia di guerra che non permette la visualizzazione delle truppe nemiche, e gli UC sono novità introdotte in Super Famicom Wars, mentre la possibilità di usarne due in contemporanea è esclusiva del primo capitolo uscito per DS.
Insomma, in piena tradizione Intelligent Systems, trovato il gameplay che funziona rimane quello senza rilevanti variazioni nel tempo. Un bene o un male? Per alcuni la stagnazione di un gioco del genere è sempre dietro l’angolo, ma è indubbio che tutti, alla fin fine, altro non vogliono se non poter distruggere per l’ennesima volta l’armata nemica alla cara vecchia maniera.
Advance Wars: Dark Conflict, non è che l’ennesima iterazione della saga, il secondo capitolo a giungere su Nintendo DS. Ci sono novità rispetto al passato? Segue i suoi predecessori a livello qualitativo? Ha senso giocarlo se si ha già spolpato a dovere il Dual Strike?


Una pioggia d’asteroidi ha cambiato il mondo…e anche lo stile grafico.

Il mondo di Wars, dicevamo, ha una lunga storia alle spalle. Neanche a dirlo essa è profondamente segnata da continui conflitti e scontri armati per questa o quella causa. Nel corso delle uscite e degli anni, abbiamo visto attraverso gli occhi dei vari UC (Ufficiali Comandanti) i fatti, i perché e i come queste guerre sono state di volta in volta risolte. Ciò che è sempre rimasto, tuttavia, è la sensazione che si assistesse sempre a lotte armate con fucili caricati a salve. Vuoi per gli scenari in cui i conflitti avevano luogo, sempre rappresentati da verdeggianti pianure e piacevoli corsi d’acqua, vuoi per i toni con cui si parlava di guerra: questi eventi, in cui numerosissimi uomini perdevano la vita e versavano il proprio sangue, apparivano sempre in qualche modo distanti e circondati da uno strato di ovatta. Non c’erano morti: c’erano perdite e feriti. Non c’erano orrori e atti criminali: c’erano cattivi e buoni ben delineati che dovevano prevalere l’uno sull’altro. Non c’era la guerra: c’era un complicato e sicuramente costosissimo gioco a cui ognuno era stata affidata una parte da recitare.
Ora tutto questo non c’è più. E, a ben vedere, non c’è neanche più il 90% della popolazione mondiale, viste le pessime condizioni climatiche che hanno voluto, al posto di una più classica nevicata o grandinata, una pioggia di meteoriti degne del miglior Armageddon senza lieto fine. Il gioco si è rotto: ora bisogna pensare a sopravvivere e a ricostruire. Poche schermate bastano per restituirci l’idea di un mondo che ricorda molto quello post-apocalittico di Ken Il Guerriero, un mondo composto da scheletri di palazzi, sporco, tetro e privo di vita. Ed, uno dei pochi sopravvissuti, si stava addestrando per diventare un militare quando la sua vita è totalmente cambiata. Anche lui è alla ricerca di altri dispersi, anche lui vuole continuare a vivere e sperare che tutto torni alla normalità, ma come si può continuare a farlo di fronte all’idiozia dell’uomo? Già, perché se da un lato Ed incontra il compassionevole e solidale capitano O’Brien del XII Battaglione Indipendente, intenzionato a soccorrere i sopravvissuti, dall’altro predoni e eserciti più o meno organizzati, non fanno altro che aumentare la conta dei morti nell’egoistico proposito di rubare le poche provviste rimaste. Dark Conflict, o meglio, la sua modalità Storia, si apre così, ponendoci di fronte una vicenda narrata per mezzo di tanti dialoghi che, sebbene non brilli certo per inventiva, sicuramente introduce molte tematiche interessanti e dai risvolti morali ed esistenziali.
L’abbandono all'approccio leggero e spensierato alla guerra è inoltre sottolineato dal cambio di registro effettuato a livello stilistico. Le vecchie mappe immerse nel verde ora fanno spazio ad altre dominate da colori spenti tendenti al marrone e al grigio che ben rappresentano la desolazione e la desertificazione che ha colpito la Terra all’indomani dell’impatto con le meteoriti. Anche le truppe, ora, sono rappresentate in una maniera che tende più al realistico, con un effetto di sfocatura, durante le scene di scontro, che cerca di restituire l’idea di movimento e caos.
Insomma seppur l’aspetto grafico non conti più di tanto in questo genere di produzioni, le piacevoli fasi di dialogo, impreziosite dall’utilizzo degli artwork dei personaggi, e la solita spartana quanto chiara mappa su cui muovere le truppe, donano al rinnovato aspetto grafico del titolo una parvenza sicuramente piacevole e ben costruita, seppur priva di qualunque effetto speciale.
Anche sul fronte sonoro si nota un certo cambiamento, che pur non riguardando direttamente i sempre ottimi e azzeccatissimi effetti sonori, nelle musiche si nota una chiara virata verso il genere rock con qualche elemento di elettronica. Esse risultano tutte ben orchestrate e sempre capaci a sottolineare l’impatto empatico dovuto alla situazione di gioco e allo scenario post-apocalittico, con grande sorpresa per la qualità con la quale le due casse audio del DS riescono a riprodurle.
 
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