Hancock, recensione del film hankock

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stefyga96
view post Posted on 2/1/2009, 17:39




Che occasione sprecata. Che gigantesca occasione sprecata!
Se solo Hancock avesse giocato per tutto il tempo nel territorio esplorato nei primi venti-trenta minuti, starei a parlarvi del film necessario a mostrare l’indice (e il bicipite) a tutti gli ottimi ma troppo consci e seriosi Cavalieri Oscuri di turno.
Invece proprio quando Hancock dopo aver mostrato l’indice comincia a calare i pantaloni subito si fanno sentire da un lato il maledetto PG-13 e dall’altro certa seriosità e americanosità che si pensava il film volesse combattere.

Dove gli altri supereroi hanno traumi e doveri, Hancock ha postumi da sbronza e inettitudine ai rapporti umani, persino nell’intimidire i criminali. Dove gli altri supereroi hanno costumi brillanti e fan adoranti, Hancock ha vestiti da vagabondo (i costumi sono gay, a sentire il suo parere), barba sfatta e lancia nella stratosfera i bambini che lo trattano male.
Dove gli altri hanno Bat-caverne modernissime, Fortezze della Solitudine inespugnabili o Scuole per Giovani Mutanti, Hancock ha un camper malconcio in cima a un dirupo.

Perfetto.
Così come perfetto è Will Smith a incarnare questo super-hobo, incapacità di sorridere compresa. E le gag spassose e spettacolari affollano il primo tempo, dall’inseguimento dei criminali al “salvataggio” della balena, dai filmati in youtube all’incidente con il treno.
Tutto materiale che deve, che avrebbe dovuto essere gestito nella seconda parte per dare un senso, una trama a un progetto che altrimenti, pur spassoso, sarebbe rimasto nel campo del “mix di scene divertenti e basta”.

Ed è qui che Ngo e Gilligan mandano tutto a puttane scegliendo di inserire nella trama un pasticcio a metà fra Highlander e il new age, pasticcio di plot che riverbera con forza anche nelle psicologie dei personaggi e nella gestione di esse.
C’era un sacco di possibile carne al fuoco.
L’essere un super eroe nero.
L’esacerbare i problemi fino a un punto di non ritorno. A continua ricerca di possibili motivazioni per continuare a salvare i fastidiosi umani…

Le opzioni possibili erano infinite e gli scrittori sono andati invece a mostrarci un Hancock che si chiude in carcere e impara a gestire la rabbia, che si rade e frequenta l’anonima alcolisti. Tutto qui.
Senza motivazioni, senza frizioni, tutto fatto cadere dall’alto.
E su questo cambiamento, già difficile da digerire, si innesta la sottotrama (che poi diventa trama principale) con la moglie di Ray, anche questa gestita in modo pessimo, anche questa fatta cascare dall’alto con il probabilissimo scopo di sorprenderci per il puro gusto della sorpresa. Senza contare i piani criminali del risibilissimo cattivo di turno.

Un vero disastro.
I motivi di questo disastro sono probabilmente da cercare nella formazione televisiva dei due sceneggiatori, abituati a cercare di sorprendere il pubblico con continui cliffhanger rimediabili, risolvibili, approfondibili o cancellabili nelle puntate seguenti, cosa impossibile da fare al cinema. Si ha la netta sensazione che i due si siano detti “non sarebbe figo se…” e in seguito non abbiano saputo gestire la loro idea.

Eccoci qui quindi con un film super-monco che lascia lo spettatore adulto con l’amaro in bocca per tutte le premesse non sviluppate.
Grande prova di recitazione per Will Smith, che veste ormai certi personaggi, certe espressioni come una seconda pelle, ed ennesima splendida verifica delle possibilità di una Charlize Theron che Hollywood si ostina a umiliare con questi ruoletti da bonazza e che invece meriterebbe ben altra considerazione. Vivi complimenti a Jason Bateman per essere riuscito a non farsi schiacciare da questi due mostri.

Dati di produzione nella media, con la fotografia di Tobias Schliessler spesso troppo plasticosa e posticcia, specie in notturna. Gli effetti speciali di Gentle Giant, Furios FX e altre tre compagnie sono tirati via in certi momenti, fracassoni in altri e usano il tono del film come scusa per non sprecarsi troppo in credibilità.

Hancock rimane una delle più grandi occasioni sprecate degli ultimi anni, ma vale comunque la visione su grande schermo per chiunque cerchi del divertimento spettacolare non obbligatoriamente decerebrato.

Da tenere d’occhio il polimorfo regista/attore Peter Berg (Cose molto cattive, The Kingdom) per la capacità di dirigere scene d’azioni comprensibili senza troppi trucchetti di montaggio.


 
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